LA FOTOGRAFIA DI ARCHITETTURA E DI INTERNI VALORIZZA GLI SPAZI E LI METTE IN MOSTRA
La fotografia per l’architettura e gli interni ha il compito di raccontare edifici, spazi, ambienti urbani o naturali, pubblici o privati magnificandone l’essenza, riconducendoli chiaramente all’impronta dell’idea del progettista per renderli leggibili e farne apprezzare la firma al cliente finale. L’ internazionalizzazione dell’architettura ha reso difficile poter apprezzare l’opera omnia di un architetto o studio di progettazione nella fruizione dal vivo; la fotografia di architettura e interni e il video rappresentano nel mondo contemporaneo il segno più immediato e virale del lavoro degli architetti e progettisti e ne celebrano le capacità.
Lo sviluppo dei siti internet degli architetti e progettisti, la diffusione ormai massiva delle riviste digitali e dei social dedicati all’architettura e agli interni rendono indispensabile l’immagine fotografica per essere presenti nel mercato. La qualità della fotografia e del video di architettura e d’interni segna inequivocabilmente la qualità del fare di chi ha concepito il progetto e l’ha reso reale costruendolo.
“Si è verificato uno scambio di ruoli per cui oggi
non si fotografa ciò che esiste, ma esiste ciò che è fotografato.”FRANCO VACCARI
La fotografia d’architettura e d’interni richiede competenze molto specifiche e attrezzatura fotografica ad hoc. Ciò che fa la differenza però è l’occhio del fotografo. Se il fotografo è architetto sa vedere gli spazi sia interni sia esterni con un’ottica particolare: sa vedere contemporaneamente in duplice maniera, come vede il collega progettista che li ha creati e come li vorrebbe vedere il cliente finale, nel caso di spazi privati o il fruitore, nel caso di spazi pubblici.
Nella fotografia per l’architettura è essenziale il punto di vista da cui si riprende il soggetto. La sensibilità del fotografo è fondamentale, sia per evitare errori negli scatti tipici delle foto di architettura, come le linee cadenti dettate da un errato utilizzo dell’obiettivo fotografico o da una prospettiva inadatta al soggetto, sia per far valorizzare al meglio le qualità estetiche dell’edificio o dell’ambiente. Essere creativi però non basta a realizzare un buon scatto: senza tenere conto di aspetti tecnici come il controllo delle verticali, la proporzione dell’edificio all’interno dell’inquadratura, il dinamismo delle linee costruttive, si otterrà sempre una fotografia di architettura e interni poco attrattiva e molto poco descrittiva della realtà e delle capacità del progettista.
L’impossibilità di costruire un set dedicato per lo shooting, soprattutto in esterni, rende il fotografo un virtuoso della luce e un grande conoscitore della natura e dei luoghi dove operare. Molto spesso, la fotografia per l’architettura si confronta con la luce naturale, dunque il fotografo deve saperla maneggiare, soprattutto trovandosi nel posto giusto al momento giuste, a volte, come nell’ora blu del tramonto, avendo a disposizione pochi minuti per poter realizzare lo scatto perfetto prima che tramonti il sole. Si rivela quindi essenziale creare, sulla base della lunga esperienza nel settore della fotografia di architettura e interni, un progetto di shooting: la stagione, gli orari, e le relative luci, fanno la differenza. Il fotografo d’architettura e interni sa giocare con il sole e lo trasforma in un alleato per i suoi servizi fotografici. Conosce le altezze dei sole nelle diverse stagioni, ne sfrutta l’intensità, ne attende pazientemente il giro oppure sfrutta con astuzia le nuvole quando l’effetto cercato sull’edificio è di una luce diffusa e omogenea, come all’interno di uno studio con un light box. Il fotografo di architettura sa quando una facciata è a nord come affrontarla. Le dominanti di colore del sole in esterno o quelle delle diverse fonti luminose artificiali in interno diventano un palette di colori da gestire con equilibrio, a volte per valorizzare il calore di un materiale e quindi intensificare, a volte smorzare quasi completamente per poter dare una lettura più neutra allo spazio.
“Lavorare sul campo, lavorare all’interno del mondo, per la strada, fotografare le architetture, sviluppa una sensibilità, un’attenzione nei confronti della luce che un fotografo di studio non avrà mai. Proprio perché lui ha il controllo delle luci, mentre io non ho il controllo della luce, anzi, ce l’ho, ma l’ho raggiunto attraverso una pratica diversa. Acquisisco una sensibilità nei confronti della luce. E questa, detta così, può apparire una differenza sottile, ma è fondamentale”.
LUIGI GHIRRI
La post-produzione è uno strumento fondamentale, in mano al fotografo, per valorizzare le fotografie di architettura e interni e manipolare le luci a shooting già effettuato. L’uso del bracketing, l’arte dell’HDR manuale o con l’aiuto dell’AI sono strumenti sempre indispensabili. La fotografia di architettura e di interni nelle mani di un professionista sapiente ha la stessa complessità e si avvale degli stessi trucchi del mestiere della fotografia di still life in studio.
L’arte del fotografo emerge proprio quando lo scatto sembra il più naturale possibile e grazie alla postproduzione intelligente e mirata l’immagine fotografica finale arriva ad avvicinarsi il più possibile alla percezione naturale dell’occhio umano, che rimane la più perfetta macchina fotografica mai creata. Bisogna però conoscerne a fondo le possibilità, così come è utile che il fotografo capisca lo spazio in cui dovrà scattare, riconoscendone le qualità, i volumi e i dettagli da cogliere. Il fotografo di architettura analizza criticamente il soggetto che ha davanti, ma alla fine si lascia coinvolgere dallo spazio stesso, riuscendo a fondere nell’esecuzione esemplare tecnica dello scatto la propria passione per l’architettura e gli interni. Senza passione non c’è arte e senza arte la fotografia non arriva mai a colpire lo spettatore.
“Da anni fotografa e interpreta le mie costruzioni dando loro, come è naturale, una loro unità particolare
che è anche la sua unità, cioè la visione di artista della fotografia, come dire di colui che fissa la vicenda, del
testimone”.ALDO ROSSI NELL’OMAGGIO A LUIGI GHIRRI